Chi sono

Luciano Ricci

E’ nato ad Isola del Gran Sasso (Teramo), è si è trasferito a Roma con la famiglia dove ha vissuto fino dal 1936 al 1952; dopo la morte del padre, è tornato nella terra natìa, Isola del Gran Sasso, dove vive tutt’ora e di cui è stato anche Sindaco dal 1970 al 1974.

Giornalista, scrittore e linguista, è stato Presidente dell’Istituto di Cultura Abruzzese Montana (ICAM) ed ha presieduto numerosi concorsi letterari per opere in lingua e in dialetto.
E’ stato vincitore di prestigiosi premi (Premio Teramo, Premio Pomarico, Premio Capestrano, ecc.)
Ha collaborato presso l’Istituto di Lingua e Letteratura italiana dell’Università de L’Aquila; è stato membro della Consulta della Cultura della Regione Abruzzo.
Numerose le partecipazioni a trasmissioni televisive, convegni, e seminari presso Scuole, Università e Associazioni culturali.

Nella sua attività di scrittore, si è dedicato prevalentemente alla narrativa, con le seguenti opere:

  • La valle del Gigante (Japadre, 1980)
  • Gli anni delle ginestre, (Cappelli, 1987)
  • Winnè degli altipiani (Bastogi, 1987)
  • Sottilissimi cammelli (Sperling&Kupfer, 1992)
  • All’ombra della coda (Vallecchi, 1993)
  • La farfalla rossa (Sperling&Kupfer, 2001)
  • Sulle orme del Gigante (Stauròs, 2009).

E’ anche apprezzato studioso di etnologia e dialettologia.
Tra i suoi studi sull’argomento ricordiamo:

  • La poetica di F.A. Grue
  • Attraverso i musei etnoantropologici abruzzesi
  • La Musa popolare nei musei etnoantropologici, a cura della Regione Abruzzo
  • Voci dall’isola della valle (Ed. Stauròs, 2007)
  • Montagne in concerto dall’Isola della Valle Siciliana (ECO Ed., 2013).

Si è occcupato anche di recupero delle tradizioni e patrimonio culturale ed artistico d’Abruzzo:

  • La memoria nelle mani. Saperi e antichi mestieri d’Abruzzo, ed. MURSIA, 2009.
  • Itinerari benedettini e romitaggi nell’area del Gran Sasso, L. Verdone Ed, 2011, a cura della Regione Abruzzo e dell’Arcivescovato de L’Aquila.

Si sono interessati di lui tra i più insigni critici abruzzesi e italiani, tra i quali:

Emerico Giacherj:

“Luciano Ricci, al suo terzo romanzo, si conferma scrittore sorprendente, con una inventività linguistica del tutto nuova…(Gli anni delle ginestre) è libro sofferto dal fascino sottile, con una virtuosistica capacità espressiva, con un contrappunto lirico capace di commuovere”.

Vittoriano Esposito: (Sulle orme del Gigante)

“…si tratta di un florilegio splendido in ogni sua parte ,..ne risulta un libro veramente nuovo nel panorama letterario del nostro tempo,…e uno straordinario omaggio all’Abruzzo”.

Massimo Pamio:

“Con questa opera (La memoria nelle mani) Luciano Ricci si conferma il più rappresentativo scrittore abruzzese vivente, tra le voci preminenti del panorama letterario italiano; ed oltre, con dimensioni assai più vaste. La lingua di Ricci è, come quella di Gadda, ricerca continua, spasmo verso la dicibilità delle cose, definizione assoluta di una luce che permea lo spazio-tempo”.